Descrizione dell'attrazione
La prima fortificazione sul sito dell'attuale castello di Chillon fu costruita intorno al IX secolo. Il suo obiettivo era osservare la strada che va da Avanches all'Italia attraverso il passo del Gran San Bernardo lungo il Lago di Ginevra. Proprietà del vescovo di Sion, che lo ampliò, poi dei conti della dinastia dei Savoia (dal 1150), a metà del XIII secolo. Chillon ha acquisito le sue caratteristiche attuali.
Il castello e le sue segrete sono servite più volte come prigione di stato, il più famoso dei quali è Bonivar. Il rettore della cattedrale di San Vittore a Ginevra, François de Bonivard, voleva realizzare la riforma a Ginevra. Le sue tesi non piacevano al duca di Savoia, che aveva vedute della città ed era un ardente difensore del cattolicesimo. Bonivar fu arrestato e gettato nelle segrete del castello che porta il suo nome. Per quattro anni rimase incatenato a una colonna. Sulla pietra sono ancora visibili le tracce dei passi di un prigioniero liberato dai Bernesi nel 1536. Di passaggio a Chillon nel 1816, in pellegrinaggio nella patria di Jean-Jacques Rousseau (nato a Ginevra), il poeta inglese Byron glorificò il prigioniero Bonivard nel poema "Il prigioniero di Chillon". Ciò ha contribuito al fatto che il castello di Chillon è diventato una delle attrazioni più popolari della Svizzera.
I sotterranei che fungevano da arsenale per la flotta bernese nel XVII e XVIII secolo, con belle volte a punta, furono scavati proprio nella roccia. Nella prigione di Bonivar, sulla terza colonna, Byron ha inciso il suo nome.
La Sala Grande con lo stemma sabaudo ha un magnifico soffitto e un imponente camino quattrocentesco. Colonne di quercia, bei mobili e una collezione di piatti in peltro attirano l'attenzione. Nell'antico Salone delle Feste, decorato con un soffitto ligneo a forma di parte sottomarina capovolta della nave, si trova oggi un museo delle armi (un moschetto decorato con madreperla e osso, nel cui calcio si può deposito polvere da sparo), armature, peltro, mobili. Nella spaziosa Sala dei Cavalieri o dell'Armeria, non ci sono pareti: gli stemmi degli ufficiali bernesi.
Dal tetto del mastio, raggiungibile salendo una stretta scalinata, si apre una bella vista su Montreux, sul lago e sulle Alpi.