Castello Svevo descrizione e foto del castello - Italia: Cosenza

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Castello Svevo descrizione e foto del castello - Italia: Cosenza
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Castello Castello Zvevo
Castello Castello Zvevo

Descrizione dell'attrazione

Il castello normanno di Castello Zvevo a Cosenza, noto anche come castello Hohenstaufen, sorge sul colle del Colle Pancrazio ed è stato a lungo considerato un simbolo della città calabrese. Nonostante il nome, fu costruito dai pirati saraceni sulle rovine dell'antica rocca di Rocca Brutia intorno all'anno 1000. All'inizio del XII secolo l'edificio fu fortificato per ordine del sovrano normanno Ruggiero II, ma ciò non lo salvò dal terribile terremoto del 1184. Il castello fu distrutto e ricostruito solo nel 1239 per ordine del Sacro Romano Impero Federico II, quando ad esso fu aggiunta una torre ottagonale. Quindi il castello aveva la forma di un rettangolo con più piani e torri agli angoli: due quadrate e due poligonali. Secondo la leggenda, il potente e assetato di potere Federico fece imprigionare il proprio figlio Enrico nel Castello Zvevo, che osò ribellarsi al padre.

Nel 1433 il castello fu trasformato da fortezza militare a residenza aristocratica di Luigi III d'Angiò e di sua moglie Margherita, figlia del re sabaudo Amedeo VIII. Nonostante ciò, anche all'inizio del XVI secolo, il Castello Zvevo rimase uno dei forti militari più importanti della Calabria meridionale. Intorno al 1540 ospitò un'armeria e, poco dopo, una prigione. Nel 1630 iniziò un lungo periodo di decadenza quando diversi terremoti distrussero i piani superiori del castello, le balaustre e la torre. Solo a metà del Settecento l'edificio fu ceduto all'Arcivescovo di Cosenza per ospitarvi un seminario, e all'inizio dell'Ottocento fu restaurato.

Oggi si perdono tutte le tracce dell'originaria struttura saracena. Nel cortile del Castello Zvevo si possono vedere le tracce della ricostruzione intrapresa dai Borboni, che nel XIX secolo trasformarono il castello in una prigione, e nel foyer sono scolpiti archi a sesto acuto. L'ampio corridoio è decorato con lo stemma della famiglia della dinastia angioina raffigurante il giglio araldico. Dall'ultimo piano del castello, a cui si accede da una scalinata seicentesca, si può ammirare il panorama della Valle del Crati, dei Monti della Sila e delle colline prepennine.

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